Per quale Europa dovremmo andare a votare? Fra pochissimi giorni saremo chiamati ad esprimerci per rinnovare il parlamento europeo, ma l’interrogativo sul chi avrà poi il compito di farsi portavoce delle nostre istanze – mai come stavolta – è di grandissima e straordinaria attualità. Non potrebbe davvero essere altrimenti, considerando come l’Unione Europea (che ha preso il posto della Comunità Economica Europea) si sia mostrata soprattutto nel corso degli ultimi 25-30 anni, quanto di più lontano dalle esigenze dei cittadini.
Divenendo con il tempo, non solo il “club degli affaristi” elegantemente descritto da Vladimir Putin durante il suo discorso tenuto all’Expo di Milano del 2015. Quanto soprattutto un corposo consesso composto da fannulloni, parassiti e inetti che hanno riprodotto su una scala assai più ampia un certo malcostume che non abbiamo mai nascosto di avversare alle nostre latitudini. I nomi della Von der Leyen, di Mario Draghi e tanti personaggi che di sicuro non abbiamo eletto e che non ci rappresentano, da soli dovrebbero farci riflettere sull’opportunità di farci perdere prezioso tempo recandoci alle urne.
Basta del resto andare a vedere chi si candida a votare quei fannulloni che abbiamo appena citato, per avere un quadro completo della desolazione in cui ci troviamo: a destra, troviamo il generale Vannacci i cui compiti sono quelli di convogliare in un alveo facilmente controllabile il fronte sovranista oltre che di drenare voti alla Lega del parassita padano Salvini a tutto vantaggio della melonara borgatara; dall’altro lato della barricata, invece, troviamo la terrorista Salis, riconosciuta colpevole di violenze dai tribunali ungheresi e che certe anime belle vorrebbero portare a Bruxelles, per non farle scontare la pena. Un’idea - come si sarà potuto evincere - a dir poco deviata e distorta della democrazia, dal momento che il regime tende a controllare e a spegnere sul nascere ogni velleità di ribellione e di protesta (vedi la morte mai sufficientemente chiarita del povero Gianluca Buonanno), arroccandosi su sé stesso. E non dando a quelle forze realmente riformatrici e artefici di un vero cambiamento, la possibilità di presentarsi e offrire una seria alternativa, rispetto al già visto dei soliti partiti romani.
È per questo motivo che ci riesce davvero difficile definire legittime quelle votazioni in cui non si riesce neppure a superare la metà più uno degli aventi diritto al voto: se si va a guardare le ultime consultazioni elettorali, ci si rende perfettamente conto che la percentuale dei votanti è in costante ribasso, e che il numero di schede bianche e nulle, è invece in costante aumento.
A dispetto di ciò che sostengono e vogliono far credere i soliti pennivendoli leccaculo dei poteri forti, il fronte del non voto dato dagli astenuti, dalle schede nulle e bianche rappresenta la maggioranza silenziosa dei cittadini. Vessati e spremuti da una pressione fiscale degna di un paese sovietico; amareggiati e perseguitati da un sistema giudiziario dalla parte di delinquenti, criminali, imbroglioni e assassini e palesemente contrario al loro sacrosanto diritto ad essere difesi nonostante che certa magistratura sia profumatamente pagata dalla collettività; e, infine, costretti a doversi sorbire servizi pubblici di qualità a dir poco infima e scadente.
L’appartenenza all’Europa dei banchieri, delle massonerie e della cricca mondialista e globalista, poi, sta dando il definitivo colpo di grazia. Sono i nostri Territori che stanno pagando il conto più salato dell’adesione alla moneta unica: ci siamo sempre opposti all’adozione di una valuta troppo forte per un tessuto economico reso debole e sterile da interi decenni di assistenzialismo, clientelismo e oppressione da parte delle organizzazioni criminali. Un micidiale mix di ingredienti letali, che ha letteralmente affossato ogni rigurgito di rinascita e di un serio progetto di sviluppo del Paese ancora di matrice centralista.
L’ipotesi della doppia moneta paventata dall’ex ministro del Bilancio Giancarlo Pagliarini, sul finire del secolo scorso, era probabilmente la strada da perseguire nel processo di costruzione di un’Europa basata sulla sovranità dei popoli che si affrancasse dalle mire stataliste di una élite che ha sempre risposto ai desiderata dei vari Soros e compagnia cantante. Ma purtroppo così non è stato, perché l’Euro ha letteralmente impoverito anche quel poco di buono che il Bel Paese stava esprimendo, come il ricco distretto industriale del Nord-Est che stava alimentando l’export. La moneta unica ha letteralmente affossato anche quel barlume di ripresa che si era appena intravisto, a tutto vantaggio della Germania che ha potuto così tranquillamente riassorbire lo choc legato alla sua riunificazione.
Quella che dovremmo votare dunque non è per nulla l’Europa che abbiamo in mente. È un’istituzione amorfa, burocratizzata, fredda e che non adempie per nulla alla volontà dei propri cittadini: del resto, basti pensare alla storia delle assurde sanzioni comminate alla Russia che stanno mettendo in ginocchio tantissime piccole e medie imprese che in questi anni hanno visto nel paese di Tolstoj una grande opportunità di business; o magari alla volontà guerrafondaia manifestata nei confronti della stessa Russia ui fa da contraltare l’atteggiamento a dir poco pavido e vigliacco con lo Stato nazista di Israele che sta massacrando la popolazione palestinese, macchiandosi di vergognosi crimini di guerra che fanno ancora più senso e ribrezzo ripensando a ciò che è stato l’Olocausto per gli ebrei. E, infine, considerando la cosiddetta “transizione verde” con la quale questa pseudo istituzione composta da inetti e parassiti vorrebbe mettere le proprie lerce mani sulle case e – con esse – sui sacrifici fatti da intere generazioni con la scusa dell’inquinamento ambientale.
Insomma, ci sono tanti validi motivi per non recarsi alle urne. Non abbiamo mai dato un’indicazione del genere ai nostri simpatizzanti ed elettori. Ma se stavolta lo facciamo, è perché occorre dare un segnale molto forte a questo regime arrogante, distopico e criminale che ci sta trascinando verso un abisso dal quale sarebbe intravediamo pochissime opportunità di risollevarsi.
Francesco Montanino
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