FEDERALISMO O SOVRANISMO? DALLA SVIZZERA, ARRIVA COME SEMPRE LA RISPOSTA MIGLIORE

Milano - Federalismo o sovranismo? E’ questo il quesito, oggetto di una cena organizzata dalla delegazione del capoluogo lombardo del Tea Party e che ha visto l’illustre partecipazione di Giancarlo Pagliarini, ex Ministro del Bilancio ai tempi del primo governo Berlusconi. Un tema particolarmente sentito, soprattutto per chi ha vissuto gli anni in cui la rivoluzione federale sembrava essere davvero a portata di mano. E che, a tutt’oggi, è stata abbandonata e mortificata dalla svolta a destra della nuova dirigenza leghista che ha letteralmente gettato alle ortiche, anni di battaglie e di lotte per conquistare la libertà da Roma ladrona.

E’ stato divulgato, nel corso dell’incontro, un volantino che richiama una serie di proposte lanciate dallo stesso Pagliarini nel 1991 (il Decalogo di Piazza Massari, nda), ma in realtà ancora di straordinaria attualità a giudicare dall’incredibile concretezza e semplicità.

“Leggendo questa serie di proposte – ha chiosato nella sua lunga disamina Stefano Magni, esponente del Tea Party di Milanomi è venuta una grandissima nostalgia degli anni ’90. Se oggi ci fosse un partito che decida di osservare questi 10 punti, verrebbe preso sicuramente a mattonate. Ed a lanciarle, paradossalmente, sarebbe proprio il popolo leghista. Buona parte di quelli che la votavano allora, la votano ancora oggi, come se niente fosse successo. In realtà, sentivamo proprio da Pagliarini l’idea di entrare nell’euro, a costo di uscire dall’Italia. L’idea di fondo era quella che il Nord con i conti sufficientemente in ordine, poteva entrare tranquillamente in Europa. Mentre il Sud ed il Centro, erano quelli che trattenevano l’Italia dall’entrare nell’euro. Adesso, non solo ci sentiamo dire che l’Italia può uscire dall’Euro ed è un’idea rispettabile, ma anche che lo deve fare perché i contribuenti francesi, tedeschi o scandinavi non pagano abbastanza la spesa assistenziale italiana. Dopodiché, abbiamo un secondo punto da trattare – quello fondamentale, per intenderci - nel programma economico della Lega: ovvero stop alla spesa assistenziale, perché era quella che drenava le risorse del Nord, per trasferirle in maniera del tutto improduttiva a favore della regioni del Centro-Sud. Adesso la spesa assistenziale è stata totalmente avallata ed appoggiata, nell’esatto momento in cui la Lega è entrata nel governo con il M5S, soprattutto con il reddito di cittadinanza. Sulla riforma delle pensioni, ricordo molto bene l’idea di Maroni di risparmiare con il sistema degli scaloni. E quindi di passare gradualmente da un sistema retributivo ad uno contributivo, innalzando l’età pensionabile. Per questo motivo, all’epoca la Lega si scontrò con i sindacati. Adesso quelli che si opponevano a questa riforma, sono dalla parte della Lega. Mentre la sinistra ed in particolare la Fornero, hanno provato a proseguire sul solco dell’idea portata avanti da Maroni, riprendendone più o meno lo stesso impianto. 

Ci troviamo di fronte ad uno scenario a dir poco paradossale, in cui le parti si sono totalmente invertite con la Lega schierata a fianco della CGIL, in contrapposizione netta con chi propone la stessa riforma…..un bravo commediografo, ci potrebbe fare una sceneggiatura con due generazioni di leghisti che si confrontano. In ogni caso, si fa fatica a riconoscere la Lega se solo se ne paragonano il programma e l’azione politica. Se un leghista fosse entrato in coma nel 1991 e si risvegliasse oggi, non ci capirebbe davvero nulla di come le situazione sia cambiata, notando come il partito che prima sosteneva, fosse diventato paradossalmente nemico….Arriviamo ai tasti dolenti, ovvero quelli dell’autonomia e del federalismo. E della secessione, anche se per un periodo particolarmente breve che va dal 1995 al 1999. Si nota come oggi si propongano tematiche assai simili ad un partito nazionalista ed unitario, se pensiamo alla Lega di massa, all’omaggio ai caduti di Redipuglia. Ovvero cose che, solo nel 2013, sarebbero costate una colluttazione fisica perché la sola vista del tricolore faceva innervosire qualcuno. Adesso, invece, vediamo i leghisti sfilare con CasaPound con lo striscione “prima gli italiani”. Vorrebbero scimmiottare Trump, senza però rendersi conto che l’attuale presidente USA è sì patriottico, ma vuole concedere autonomia ai territori e per questo motivo i sudisti sono dalla sua parte. La questione settentrionale, con questa Lega, è totalmente scomparsa. Per non parlare poi della proposta di lasciare la terra, alle famiglie che hanno il terzo figlio. La norma riprende paro paro un’idea lanciata in Russia da Putin, nel 2012 per arginare l’emorragia demografica. Con la differenza non di poco conto che lì c’è tutta la Siberia da conquistare, mentre cui non sappiamo che tipo di terreni siano e che in condizioni si trovino. Ho l’impressione che dietro a questa idea ci sia lo stesso Salvini. L’unica cosa che hanno mantenuto con una certa coerenza, è l’avversione all’immigrazione”. 
In merito alle ricette economiche proposte dall’esecutivo giallo-verde, Pagliarini non ha dubbi nell’individuare nella ricerca del consenso a tutti i costi, il motivo ispiratore che guida l’operato di Di Maio e Salvini. “Ho avuto la conferma – ha affermato senza mezzi termini – che, al pari di quanto accadeva 20 anni fa, anche oggi chi governa è mosso esclusivamente dal dio voto. Tutto quello che fanno è finalizzato non al benessere del paese, ma piuttosto ai propri interessi. E per tale motivo penso che in Italia, siamo tornati indietro nel Medioevo. In merito al reddito d’inclusione ed alla flat tax, non ci sono i soldi e nella maniera più assoluta. Vedrete, la manovra servirà per fini elettorali, considerando che in primavera si andrà a votare per le europee”.
Poi la riflessione, che sa di provocazione e di contraddizione. “Il governo – ha osservato - per quanto assurdo possa sembrare è federale, perché si tratta di diversi che si mettono insieme per un fine comune…..che se fosse quello di consegnare un paese efficiente ai nostri figli e nipoti, sarebbe eccezionale. Ma siccome il loro fine comune è esclusivamente gestire il potere e rastrellare voti siamo di fronte ad una catastrofe. Per realizzare il vero federalismo, occorrono territori che sappiano agire con intelligenza. Il sovranismo è un pericolo pubblico, e le guerre mondiali non hanno insegnato nulla perché fatte scoppiare dagli Stati-nazione. Chi dice “prima gli italiani”, non distinguendo fra un italiano stupido e ladro e un catalano, un francese o un tedesco bravo è una cosa stupida. Il federalismo significa essere tutti aperti, ma rispettando il sacro principio che ognuno è padrone in casa propria, organizzandosi come meglio crede senza perdere tempo. Se, ad esempio, Di Maio è presidente del cantone del Salento e Salvini della Lombardia, ognuno lavora come meglio crede. E se il Salento magari funziona meglio lo si prende a riferimento, e lo si prova a replicare anche altrove. Ecco il federalismo – ha poi concluso -, è anche un modo di intendere la vita e quando sento parlare di tutt’altro, mi viene in mente “e ja e ja, là là e mi viene da piangere”.

Insomma, una situazione che ormai sta per precipitare con una deriva centralista che è lontana anni luce da quello che riteniamo essere l’esempio migliore, in quanto a forma di federalismo, ovvero la vicina Svizzera.
E proprio al di là dei confini, veniamo a sapere che il prossimo 25 novembre è in programma un referendum dai contenuti e dai significati, anche abbastanza importanti. Il popolo svizzero sarà infatti chiamato a votare sul ripristino della prevalenza della giurisdizione svizzera, rispetto a quella internazionale in alcune delicate materie (l’accordo sulla libera circolazione delle persone con l’UE, le regole dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) e la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo (CEDU)). Nel 2012, si legge nel volantino distribuito dal comitato promotore e che in esclusiva alleghiamo a questo articolo, il Tribunale Federale ha deciso di anteporre il diritto internazionale alla Costituzione Federale Svizzera.
Cosa che – quale conseguenza indesiderata – ha provocato il mancato rimpatrio dei criminali stranieri, nonostante che in un altro quesito referendario, i cittadini si siano già espressi in maniera positiva sull’iniziativa per l’espulsione. Questo in nome della libertà di circolazione delle persone che ha permesso ad un teppista tedesco, nonostante l’acclarato rischio di recidività, di non essere espulso dal Tribunale di Zurigo, a dispetto del fatto che l’articolo 66, lettera a del Codice Penale Svizzero preveda l’espulsione per almeno 5 anni degli stranieri, che si siano resi colpevoli di reati contro l’incolumità e la vita. 

Chi ne volesse sapere di più, può andare sul sito www.iniziativa-autodeterminazione.ch, ed è ovvio che non possiamo non appoggiare chi con buonsenso e praticità chiede solo di poter gestire come meglio crede, la giustizia ed altre importanti materie dai fondamentali risvolti economici. Tanto più che, assicurano i promotori, non saranno assolutamente toccati i diritti umani, ambito nel quale il diritto internazionale cogente continuerà a prevalere.
Com’è abbastanza facile intuire gli svizzeri, dunque, vogliono tornare ad essere padroni in casa propria ed avere voce in capitolo, nei confronti di chi prova a minarne la sicurezza. L’esatto opposto di ciò che accade nella repubblichetta delle banane nostrana, in cui – purtroppo – i nostri destini sono in mano ad un regime usurpatore ed arrogante, da ormai 150 e passa anni…



Francesco Montanino




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