E’ stato divulgato, nel corso dell’incontro,
un volantino che richiama una serie di proposte lanciate dallo stesso
Pagliarini nel 1991 (il Decalogo di Piazza Massari, nda), ma in realtà ancora
di straordinaria attualità a giudicare dall’incredibile concretezza e
semplicità.
“Leggendo
questa serie di proposte – ha chiosato nella sua lunga disamina Stefano Magni, esponente
del Tea Party di Milano – mi è venuta una
grandissima nostalgia degli anni ’90. Se oggi ci fosse un partito che decida di
osservare questi 10 punti, verrebbe preso sicuramente a mattonate. Ed a
lanciarle, paradossalmente, sarebbe proprio il popolo leghista. Buona parte di
quelli che la votavano allora, la votano ancora oggi, come se niente fosse
successo. In realtà, sentivamo proprio da Pagliarini l’idea di entrare
nell’euro, a costo di uscire dall’Italia. L’idea di fondo era quella che il
Nord con i conti sufficientemente in ordine, poteva entrare tranquillamente in
Europa. Mentre il Sud ed il Centro, erano quelli che trattenevano l’Italia
dall’entrare nell’euro. Adesso, non solo ci sentiamo dire che l’Italia può
uscire dall’Euro ed è un’idea rispettabile,
ma anche che lo deve fare perché i contribuenti francesi, tedeschi o scandinavi
non pagano abbastanza la spesa assistenziale italiana. Dopodiché, abbiamo un
secondo punto da trattare – quello fondamentale, per intenderci - nel programma
economico della Lega: ovvero stop alla spesa assistenziale, perché era quella
che drenava le risorse del Nord, per trasferirle in maniera del tutto
improduttiva a favore della regioni del Centro-Sud. Adesso la spesa
assistenziale è stata totalmente avallata ed appoggiata, nell’esatto momento in
cui la Lega è entrata nel governo con il M5S, soprattutto con il reddito di
cittadinanza. Sulla riforma delle pensioni, ricordo molto bene l’idea di Maroni
di risparmiare con il sistema degli scaloni. E quindi di passare gradualmente
da un sistema retributivo ad uno contributivo, innalzando l’età pensionabile.
Per questo motivo, all’epoca la Lega si scontrò con i sindacati. Adesso quelli
che si opponevano a questa riforma, sono dalla parte della Lega. Mentre la
sinistra ed in particolare la Fornero, hanno provato a proseguire sul solco
dell’idea portata avanti da Maroni, riprendendone più o meno lo stesso impianto.
Ci troviamo di fronte ad uno scenario a dir poco paradossale, in cui le parti
si sono totalmente invertite con la Lega schierata a fianco della CGIL, in
contrapposizione netta con chi propone la stessa riforma…..un bravo
commediografo, ci potrebbe fare una sceneggiatura con due generazioni di
leghisti che si confrontano. In ogni caso, si fa fatica a riconoscere la Lega
se solo se ne paragonano il programma e l’azione politica. Se un leghista fosse
entrato in coma nel 1991 e si risvegliasse oggi, non ci capirebbe davvero nulla
di come le situazione sia cambiata, notando come il partito che prima sosteneva,
fosse diventato paradossalmente nemico….Arriviamo ai tasti dolenti, ovvero
quelli dell’autonomia e del federalismo. E della secessione, anche se per un
periodo particolarmente breve che va dal 1995 al 1999. Si nota come oggi si
propongano tematiche assai simili ad un partito nazionalista ed unitario, se pensiamo
alla Lega di massa, all’omaggio ai caduti di Redipuglia. Ovvero cose che, solo
nel 2013, sarebbero costate una colluttazione fisica perché la sola vista del
tricolore faceva innervosire qualcuno. Adesso, invece, vediamo i leghisti
sfilare con CasaPound con lo striscione “prima gli italiani”. Vorrebbero
scimmiottare Trump, senza però rendersi conto che l’attuale presidente USA è sì
patriottico, ma vuole concedere autonomia ai territori e per questo motivo i
sudisti sono dalla sua parte. La questione settentrionale, con questa Lega, è
totalmente scomparsa. Per non parlare poi della proposta di lasciare la terra,
alle famiglie che hanno il terzo figlio. La norma riprende paro paro un’idea
lanciata in Russia da Putin, nel 2012 per arginare l’emorragia demografica. Con
la differenza non di poco conto che lì c’è tutta la Siberia da conquistare,
mentre cui non sappiamo che tipo di terreni siano e che in condizioni si
trovino. Ho l’impressione che dietro a questa idea ci sia lo stesso Salvini.
L’unica cosa che hanno mantenuto con una certa coerenza, è l’avversione
all’immigrazione”.
In merito alle ricette economiche proposte
dall’esecutivo giallo-verde, Pagliarini non ha dubbi nell’individuare nella
ricerca del consenso a tutti i costi, il motivo ispiratore che guida l’operato
di Di Maio e Salvini. “Ho avuto la
conferma – ha affermato senza mezzi termini – che, al pari di quanto accadeva 20 anni fa, anche oggi chi governa è
mosso esclusivamente dal dio voto. Tutto quello che fanno è finalizzato non al
benessere del paese, ma piuttosto ai propri interessi. E per tale motivo penso
che in Italia, siamo tornati indietro nel Medioevo. In merito al reddito
d’inclusione ed alla flat tax, non ci sono i soldi e nella maniera più
assoluta. Vedrete, la manovra servirà per fini elettorali, considerando che in
primavera si andrà a votare per le europee”.
Poi la riflessione, che sa di provocazione e
di contraddizione. “Il governo – ha
osservato - per quanto assurdo possa
sembrare è federale, perché si tratta di diversi che si mettono insieme per un
fine comune…..che se fosse quello di consegnare un paese efficiente ai nostri
figli e nipoti, sarebbe eccezionale. Ma siccome il loro fine comune è
esclusivamente gestire il potere e rastrellare voti siamo di fronte ad una
catastrofe. Per realizzare il vero federalismo, occorrono territori che
sappiano agire con intelligenza. Il sovranismo è un pericolo pubblico, e le
guerre mondiali non hanno insegnato nulla perché fatte scoppiare dagli
Stati-nazione. Chi dice “prima gli italiani”, non distinguendo fra un italiano
stupido e ladro e un catalano, un francese o un tedesco bravo è una cosa
stupida. Il federalismo significa essere tutti aperti, ma rispettando il sacro
principio che ognuno è padrone in casa propria, organizzandosi come meglio
crede senza perdere tempo. Se, ad esempio, Di Maio è presidente del cantone del
Salento e Salvini della Lombardia, ognuno lavora come meglio crede. E se il
Salento magari funziona meglio lo si prende a riferimento, e lo si prova a
replicare anche altrove. Ecco il federalismo – ha poi concluso -, è anche un modo di intendere la vita e
quando sento parlare di tutt’altro, mi viene in mente “e ja e ja, là là e mi
viene da piangere”.
Insomma, una situazione che ormai sta per
precipitare con una deriva centralista che è lontana anni luce da quello che
riteniamo essere l’esempio migliore, in quanto a forma di federalismo, ovvero
la vicina Svizzera.
E proprio al di là dei confini, veniamo a
sapere che il prossimo 25 novembre è in programma un referendum dai contenuti e
dai significati, anche abbastanza importanti. Il popolo svizzero sarà infatti
chiamato a votare sul ripristino della prevalenza della giurisdizione svizzera,
rispetto a quella internazionale in alcune delicate materie (l’accordo sulla
libera circolazione delle persone con l’UE, le regole dell’Organizzazione
Mondiale del Commercio (WTO) e la Convenzione Europea dei diritti dell’uomo
(CEDU)). Nel 2012, si legge nel volantino distribuito dal comitato promotore e
che in esclusiva alleghiamo a questo articolo, il Tribunale Federale ha deciso
di anteporre il diritto internazionale alla Costituzione Federale Svizzera.
Cosa che – quale conseguenza indesiderata –
ha provocato il mancato rimpatrio dei criminali stranieri, nonostante che in un
altro quesito referendario, i cittadini si siano già espressi in maniera
positiva sull’iniziativa per l’espulsione. Questo in nome della libertà di
circolazione delle persone che ha permesso ad un teppista tedesco, nonostante
l’acclarato rischio di recidività, di non essere espulso dal Tribunale di
Zurigo, a dispetto del fatto che l’articolo 66, lettera a del Codice Penale
Svizzero preveda l’espulsione per almeno 5 anni degli stranieri, che si siano
resi colpevoli di reati contro l’incolumità e la vita.
Chi ne volesse sapere di
più, può andare sul sito www.iniziativa-autodeterminazione.ch, ed è ovvio che non
possiamo non appoggiare chi con buonsenso e praticità chiede solo di poter
gestire come meglio crede, la giustizia ed altre importanti materie dai
fondamentali risvolti economici. Tanto più che, assicurano i promotori, non
saranno assolutamente toccati i diritti umani, ambito nel quale il diritto
internazionale cogente continuerà a prevalere.
Com’è abbastanza facile intuire gli svizzeri,
dunque, vogliono tornare ad essere padroni in casa propria ed avere voce in
capitolo, nei confronti di chi prova a minarne la sicurezza. L’esatto opposto
di ciò che accade nella repubblichetta delle banane nostrana, in cui –
purtroppo – i nostri destini sono in mano ad un regime usurpatore ed arrogante,
da ormai 150 e passa anni…
Francesco Montanino
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