COVID-19: PROVE TECNICHE DI DITTATURA?


L’emergenza sanitaria che si è scatenata con l’epidemia su vasta scala del Covid-19, oltre ad avere delle ripercussioni economiche con cui dovremo fare i conti alla ripresa delle attività, sta ponendo una serie di interrogativi da parte dei costituzionalisti. A tutti, non è sfuggito che il lockdown (in parole povere, arresti domiciliari) cui siamo stati costretti ormai da oltre un mese e che chissà fino a quando durerà, ha intaccato dei diritti fondamentali previsti dalla Carta come la libertà di spostamento e dell’iniziativa economica privata. Tutte sacrificate sull’altare del diritto alla salute pubblica che appare essere prioritario e superiore, rispetto agli altri.

Un altro diritto che però rischia di essere addirittura soppresso è quello di espressione del pensiero e della libertà di stampa, così come previsto dall’articolo 21 che testualmente recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili. In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo d'ogni effetto. La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica. Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni”.

Il riferimento, nemmeno tanto velato, è quello al richiamo a diffidare dalla disinformazione, ovvero la propagazione delle cosiddette “fake news”, compresa quella che vuole insiste su un collegamento fra il Covid-19 e la presenza dei ripetitori per il 5G (altra vergogna, su cui avremo modo di tornarci), sul quale - al momento - non esiste alcuna evidenza scientifica.
Che in questi mesi, spesso e volentieri, ci si sia imbattuti anche in notizie false e prive di fondamento, è indubbio e non saremo certo noi a metterlo in discussione. Ma che dietro lo sbandieramento di questo comodo paravento, possa celarsi in realtà la volontà di censurare il punto di vista di chi è ritenuto scomodo e non allineato al pensiero unico dominante ci appare, allo stesso modo e nel contempo, abbastanza lapalissiano.

La soppressione della libertà di espressione, quando poggia su tesi articolate e ben documentate, rappresenta l’anticamera del totalitarismo, così come ci ammonisce la Storia, facendo riferimento a quanto purtroppo già accaduto nel secolo scorso. Tanto il fascismo quanto il comunismo, hanno di fatto inaridito il diritto di chi aveva un pensiero diverso rispetto a quello dominante, con una serie di provvedimenti a dir poco criminali e delinquenziali. Lo stesso rischio, lo stiamo correndo oggi con delle misure che hanno limitato tantissimo le nostre libertà e che ci stanno portando dritti dritti verso una deriva autoritaria, senza che nemmeno ce ne stessimo accorgendo.
In questo particolare filone, si inserisce l’aspra diatriba scientifica cui stiamo assistendo fra i virologi e gli esperti appoggiati dai mainstream di regime e chi, come il dottMontanari e altri, stanno evidenziando un diverso punto di vista. Ora, è bene chiarire, che non disponiamo delle competenze scientifiche e tecniche adatte per poter stabilire chi, in questa discussione dai toni così duri, abbia ragione e chi abbia torto.

Ma ci lascia a dir poco perplessi la decisione da parte di un sedicente “Patto trasversale per la Scienza” composto da virologi come Roberto Burioni, patrocinato dalla FNOPI (Federazione Nazionale degli Ordini e delle Professioni Infermieristiche), cui hanno aderito personaggi dell’agone politico come Beppe Grillo, Matteo Renzi, l’ex ministro alla Salute Beatrice Lorenzin e l’attuale viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri, di aver addirittura presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Modena e Ancona contro il dottor Stefano Montanari.
Oggetto del contendere, le tesi esposte da quest’ultimo che – in alcune trasmissioni su webtv come Byoblu e altre – ha avanzato una tesi diversa, a proposito del Covid-19. Evidenziando come nel calcolo quotidiano dei decessi, comunicato dalla Protezione Civile, sono stati conteggiati tutti i casi in cui era presente anche questo morbo particolarmente aggressivo, senza però specificare quante morti siano state effettivamente causate dal Coronavirus. Non sono pochi, quelli che sostengono che chi purtroppo in questi mesi ha perso la vita avesse già delle patologie pregresse come tumori, diabete, e sistema immunitario fortemente indebolito. Circostanza, questa, sottolineata anche dall’ISTAT che – per quanto di sua competenza – in più di un’occasione ha messo in guardia sulla difficoltà di effettuare, per ora, un campionamento attendibile sulle reali cause di questi decessi, poiché si tratta di una situazione in continuo aggiornamento.

Fatto sta, che lo stesso Montanari ha anche parlato di un virus creato in laboratorio, così come ha anche ammesso la trasmissione scientifica “Leonardo” in onda su Rai3 che, in un servizio trasmesso lo scorso 17 febbraio – e ripreso dal tg satirico “Striscia La Notizia” il 26 marzo - (cioè solo 4 giorni prima del riscontro del primo caso “italiano” a Codogno) ha addirittura parlato di una fuga misteriosa del Covid-19 dai laboratori di Wuhan, luogo ormai tristemente famoso poiché da lì è partito tutto. E non sappiamo - a tutt’oggi - se ciò sia stato voluto, o meno.
Già qualche giorno prima, era circolato un video in rete – sempre mandato in onda da “Leonardo” nel 2015 – in cui si parlava della creazione in laboratorio del Coronavirus. In quel caso, i mainstream di regime si erano mobilitati per smontare questa tesi e per condannare chi ha citato questa fonte così autorevole, per avanzare legittimi sospetti non solo sulla genesi, ma anche sulla gestione di questa gravissima emergenza sanitaria diventata ormai vera e propria pandemia!

Abbiamo sempre avuto il forte sospetto che le nostre istituzioni sapessero già tutto, e che in maniera criminale e delinquenziale ci hanno nascosto la verità, permettendo la propagazione del virus su tutto il territorio nazionale. Circostanza, questa, di cui prima o poi dovranno essere chiamate a rispondere davanti a 60 milioni di persone che si sono visti sopprimere alcuni diritti fondamentali e messa gravemente a repentaglio, la propria salute. Così come attendiamo convincenti risposte sui molti interrogativi, che ci siamo già posti, in tempi non sospetti. Compreso questo sulla probabile fuga da un laboratorio di un virus che lì è stato costruito, per fini tutt’altro che pacifici.
Tornando alla querelle fra il Patto per la Scienza e il dottor Montanari, a parer nostro, ci appare piuttosto evidente che sarebbe il caso che i personaggi coinvolti semmai si confrontassero in un dibattito pubblico ed espongano, naturalmente argomentandole, le proprie tesi. In modo che ognuno di noi, possa farsi un’idea.

La richiesta addirittura di eliminazione dalle piattaforme dei video in cui Montanari esprimeva il proprio punto di vista (che, ripetiamo, non saremo noi a qualificare quale attendibile o meno perché non disponiamo delle indispensabili conoscenze e competenze tecniche per poterlo giudicare) è un gravissimo attentato alla libertà di espressione che, eppure, è sancita e tutelata dalla nostra Carta Costituzionale. Ci fa piuttosto fortemente sospettare che chi l’abbia invocata, non disponga di argomentazioni valide con cui contrastare un’opinione differente provocando un effetto opposto, rispetto a quello che poi sarebbe lo scopo per il quale agisce.
E infine rappresenta – se confermata dall’Autorità Giudiziaria – un pericolosissimo apripista che ci porta, a passi da gigante, verso l’attuazione di una dittatura che ci impedisce persino di manifestare il sacrosanto diritto al dissenso, sale di una qualsiasi democrazia che voglia dirsi tale! La presenza poi di personaggi assai vicini alla compagine governativa, come quelli sopra citati, non ci lascia per nulla tranquilli, poiché ci appare come l’indebita legittimazione a sopprimere sul nascere le opinioni e i punti di vista differenti. Dietro un ingannevole sorriso di circostanza, che ci appare quale finale e ineluttabile presa per i fondelli!

Che la democrazia, in questo sgangherato e ridicolo paese, fosse già zoppa era un qualcosa che già abbiamo sottolineato a più riprese e che continueremo a fare. Che però sia ormai agli sgoccioli - nel silenzio e nell’indifferenza di tutti - ne stiamo purtroppo avendo la prova, giorno dopo giorno.

Francesco Montanino

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