EMERGENZA CORONAVIRUS NON PER TUTTI: LA PROTESTA DEGLI ESCLUSI DAL BONUS AUTONOMI


Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi e volentieri pubblichiamo qui di seguito a questo
articolo, una lettera, che un consistente numero di lavoratori del settore del trasporto
aereo (circa 300.000 addetti su base nazionale), ha mandato al Presidente del Consiglio
“Giuseppi” Conte, per chiedere perché nel famigerato bonus dei 600 euro elargito agli
autonomi, fosse stato escluso il loro codice ATECO (il numero 522300 riservato alle
attività di servizio e supporto del trasporto aereo). 
Stiamo parlando di quelle figure professionali che sono impiegate negli scali
aeroportuali di questo disastrato paese, alle dipendenze delle società di handling,
nello svolgimento di diverse mansioni come il check-in, l’imbarco, l’assistenza e
l’autonoleggio, e che – a causa dell’emergenza Covid-19 - non solo si sono ritrovati
senza lavoro, ma non hanno più neppure una fonte di reddito con cui sostentarsi.
Lavoratori assunti con contratti stagionali di 1/2/3 mesi che percepiscono la NASPI,
ovvero l’indennità di disoccupazione, nel momento in cui sono fermi, poiché i loro
datori di lavoro se ne guardano bene dal proporre loro il tempo indeterminato. E che
infoltiscono la già numerosa schiera di precari che fanno enorme fatica a portare il piatto
a tavola, a dispetto del fatto che i soldi per i vitalizi e gli “amici degli amici”, si trovano
sempre ed a prescindere.


Insomma, una storia di ordinaria disperazione sottaciuta dai media di regime che però
abbiamo deciso di approfondire e di denunciare, dal momento che l’intera classe politica
pare essersi completamente dimenticata di quegli uomini e di quelle donne che, prima di
prendere un aereo, ci accolgono in aeroporto svolgendo mansioni molto importanti.
“Abbiamo scritto non solo al Presidente del Consiglio, ma anche ai Governatori di
Lombardia e Veneto Fontana e Zaia e alla CGIL, ma sinora in Lombardia tutto tace
perché pare che a nessuno importi nulla di noi” – ci racconta una di queste lavoratrici
che, per motivi di privacy, chiameremo Giovanna.
Un’emergenza nell’emergenza, che però non è limitata sola agli scali milanesi, poiché
“pure al Sud, ed a Napoli in particolare, tanti nostri colleghi sono rimasti a casa, anche
se lì i sindacati pare stiano smuovendo la situazione. Ci chiediamo per quale ragione,
il nostro codice ATECO sia stato escluso dall’erogazione di questo bonus. Abbiamo
famiglie da sfamare, e dunque il diritto di ricevere quantomeno una risposta”.
Nel corso della chiacchierata, emergono poi altri particolari davvero inquietanti che
pongono seri dubbi sul fatto che il virus in realtà fosse in circolazione ben prima di
quanto poi si sia venuto a sapere. “I primi casi di polmonite atipica – continua Giovanna
- risalgono ad ottobre dello scorso anno, quando una mia responsabile l’ha contratta ed
è stata costretta a restare un mese a casa, curandosi con terapia antibiotica e senza
neppure che le fosse stato fatto il tampone. Ammesso e non concesso poi che sia
affidabile, visto che un collega di mio marito è stato così male che solo facendo una
biopsia al polmone gli è stato diagnosticato il Covid-19, mentre i due precedenti tamponi
fatti in ospedale avevano dato esito negativo! Come potrà capire, siamo stati esposti al
pericolo di essere contagiati, anche perché siamo stati gli ultimi a fermarci. Il casino si è
creato perché non hanno voluto chiudere tutti gli scali intermedi, quando era chiaro che
nel momento in cui quella coppia di cinesi aveva contratto il virus, forse eravamo
ancora in tempo per evitare tutto questo. Invece, hanno tenuto aperti gli aeroporti senza
neppure darci un minimo di protezione come gel e mascherine! Tanto che gliene frega a
loro, se noi stiamo a contatto ogni giorno con la gente anche quando starnutiscono o ci
parlano da vicino! Senza lavoro e senza cassa integrazione, come facciamo a campare?”


Interrogativi che giriamo più che volentieri al presidente del consiglio e a tutti gli e
sponenti di questo governo che hanno gravemente (e aggiungiamo noi, volutamente)
sottovalutato la gravità della situazione, esponendo anche questa categoria di lavoratori
(insieme al personale delle strutture sanitarie) al forte rischio di contrarre il Coronavirus,
senza manco che se ne accorgessero! 
E non è tutto. Le restrizioni imposte da questo esecutivo di buffoni e saltimbanchi della
peggiore specie, potrebbero dare il definitivo colpo di grazia all’intero settore perché il
settore aeroportuale potrebbe essere l’ultimo a riaprire i battenti, stante l’attuale
pandemia su scala globale che impedisce, come tutti sappiamo, gli spostamenti da un
paese all’altro. Sembra che infatti gli aeroporti potranno riprendere la loro attività a pieno
regime, addirittura a marzo 2021! 
Anche questa, una notizia di cui se n’è parlato poco o niente, e che testimonia l’assoluta e
acclarata incapacità nello gestire e in una qualsiasi forma di progettualità, da parte di chi
- a parer nostro - dovrebbe dedicarsi a ben altro tipo di attività! E non certo da oggi.


LETTERA:

Buongiorno, 
Volevo porre alla Sua attenzione la situazione in cui versa il comparto turistico in questo
momento. Una buona parte dei residenti nei comuni limitrofi all’aeroporto di Malpensa
vi trovano impiego. Con la paralisi del traffico aereo i lavoratori stagionali si vedono
posticipare a data da destinarsi le assunzioni e i contratti. Il Governo ha si studiato il
bonus emergenza di 600 euro per gli stagionali ma legandoli a degli ATECO che permetto
no ai soli stagionali delle terme e del turismo inteso come alberghi, ristorazione e poche
altre categorie di rientrarci. C è una miriade di stagionali quali addetti al check-in,
impiegati presso autonoleggi, di commessi ecc che son rimasti esclusi da qualsiasi
salvaguardia. Le forme contrattuali di inquadramento di questi lavoratori sono le più
disparate, in linea di massima si tratta di contratti a tempo determinato che iniziano a
marzo/aprile/maggio, e terminano a settembre/ottobre/novembre. 
Noi lavoratori stagionali, che già soffriamo della mancanza di lavoro e per  contratti che
incentivano ancor più il precariato, dobbiamo comunque pagare le tasse, i mutui e portare
il pane a tavola per le nostre famiglie mentre ci ritroviamo in una situazione di totale
incertezza economica visto che la stagione estiva è notevolmente compromessa, non si sa
quando e come si ripartirà, attenendosi alle varie disposizione di sicurezza sicuramente le
aziende dovranno diminuire il numero di clienti e con essi il numero di dipendenti, siamo
scoperti di contributi figurativi perché il decreto non prevede che il bonus concorra alla
loro formazione e quindi questo inverno avremo una naspi incapiente o non l’avremo
neanche maturata. La stagione invernale certamente non potrà assorbire l' intero
comparto estivo, è un dato di fatto. Di lavoro non ce n'è caro Presidente, questa è l’amara
verità di questo Paese. Si dovrebbe pensare di incentivare le assunzioni con sgravi alle
aziende e fare ripartire il motore di questo Paese. Nel contempo però le famiglie devono
pur mangiare e il Jobs act ci ha messo in ginocchio. Noi firmiamo l’immediata
disponibilità e il patto di servizio quando ci iscriviamo disoccupati e facciamo richiesta di
naspi ma restiamo "disponibili" fino alla stagione successiva perché non c è offerta di
lavoro. Faccia capire che gli stagionali sono una risorsa e incidono notevolmente sul PIL
nazionale e quindi van trattati e tutelati adeguatamente. Faccio altresì presente che se gli
stagionali non hanno introiti non spendono e quindi l intera economia ne risente e siamo
un comparto di oltre 300.000 lavoratori quindi l’impatto è notevole.
La ringrazio per la cortese attenzione e spero vogliate aprire un tavolo con noi. 
Distinti saluti.

FM

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