CHE SI TRATTI DI COVID O GUERRA, È SEMPRE PIÙ FALLITAGLIA

 


Da un’emergenza all’altra. Lasciata ormai, quasi del tutto alle spalle, l’emergenza psico-pandemica con l’annuncio in pompa magna, rilasciata dall’abusivo Draghi inerente la decisione di non voler prorogare lo stato di emergenza oltre il termine (già di per sé illegale) del 31 marzo 2022, con un tempismo, a dir poco sospetto, adesso dobbiamo fare i conti con la delicata situazione in Ucraina dove la Federazione Russia ha rotto gli indugi e ha iniziato un processo di sana denazificazione e smilitarizzazione, di questo ennesimo regime sobillato e sovvenzionato dal Deep State USA e dalla NATO.

Una questione molto più complessa di quello che si ritiene, perché la storia trae origine dal lontano marzo 1991, quando gli americani e l’allora presidente dell’URSS che si stava dissolvendo, Mikhail Gorbachev, stipularono un gentlemen’ agreement con il quale si promise che la NATO non si sarebbe mai espansa ad est, nella logica del mantenimento delle rispettive zone di influenza. Un documento desecretato, che è stato diffuso nei giorni scorsi sotto forma di un clamoroso scoop dalla settimanale tedesco “Der Spiegel” (https://www.italiaoggi.it/news/lo-scoop-di-der-spiegel-sull-impegno-nato-di-non-espandersi-a-est-si-basa-su-un-verbale-desecretato-che-2552642), evidenzia come ci fosse ben più di una solenne promessa in merito a quelli che sarebbe poi dovuti essere i futuri e definitivi assetti geopolitici in Europa, una volta che finalmente l’incubo comunista fosse stato spazzato via dal Vecchio Continente. E come il presidente russo Vladimir Putin abbia ragione da vendere, quando chiede che vengano rispettati tali accordi.



La storia però è andata assai diversamente, perché l’Alleanza Atlantica – negli ultimi 25 anni – ha man mano inglobato le tre repubbliche baltiche (Estonia, Lituania e Lettonia), la Repubblica Ceca, la Polonia e la Romania. Il prossimo step, doveva riguardare la Georgia e l’Ucraina che nel 2014 è stata teatro di un colpo di stato, con cui è stato insediato un governo di stampo filonazista, foraggiato e fortemente voluto dagli USA e dai loro alleati. La Russia, a più riprese, ha chiesto in questi anni di non proseguire in questo processo di militarizzazione a est della NATO anche perché – a ragion veduta – vedeva messa a repentaglio la propria sicurezza nazionale, dal momento che le intenzioni, nemmeno troppo velate, da parte degli statunitensi erano quelle di installare dei missili nucleari a due passi dai confini naturali del paese degli zar.

Incurante delle spinte autonomiste e indipendentiste dei territori del Donbass, Kiev intanto – nel silenzio generale dei media e del mainstream occidentali – inaugurava un vero e proprio genocidio, perpetrato ai danni delle popolazioni di quelle aree che si sentivano fortemente legate alla Russia, ed erano insofferenti nei riguardi del governo ucraino.

L’elezione nel novembre 2020, a suon di imbrogli assortiti, quale presidente degli Stati Uniti del massone, pedofilo e scorreggione Joe Bidè(n), intanto dava il colpo di grazia alla normalizzazione dei rapporti politici ed economici fra le due ex superpotenze e l’inizio dell’organizzazione delle operazioni militare russe degli ultimi giorni, volte a riportare la libertà in Ucraina.

In questo contesto così complesso, l’Itaglia naturalmente si è cosparsa di ridicolo e ha collezionato una serie di figuracce che resteranno impresse nella storia: dapprima con il “bibitaro” Di Maio, che si è rifiutato di incontrare Lavrov perché – a suo dire – i russi avrebbero dovuto rinunciare alle loro posizioni senza manco avere la possibilità di discutere, e poi con lo stesso “vile affarista” Draghi, spernacchiato senza pietà addirittura dal suo omologo Zelenskyj.



Nel caso dell’utile idiota di Pomigliano D’Arco, la risposta di Lavrov è stata impietosa e sta facendo ridere il mondo intero, con l’invito rivolto a chiare lettere al “bibitaro” di frequentare meno i ristoranti esotici e le cene di gala, per meglio studiare e approfondire il pieno significato della parola DIPLOMAZIA.

Ancora più grottesco quanto accaduto al massone banchiere con l’attuale premier ucraino che, dopo aver predicato nel deserto alla ricerca di aiuti militari da parte della NATO e dei paesi occidentali che non riceverà mai perché Putin li ha già messi pesantemente in guardia, ha ricevuto una blanda promessa solo da Draghi. Salvo poi rispondergli da comico qual è, e in maniera a dir poco perculatoria, che la prossima volta sposterà gli impegni della propria agenda di guerra, pur di chiacchierare con l’abusivo inquilino di Palazzo Chigi.



Naturalmente, l’opera di distruzione portata avanti da questo governo di delinquenti prosegue a pieno ritmo con alcuni dispetti fatti alla Russia (annuncio - fatto dal frequentatore dei ristoranti esotici e delle cene di gala - dell’uscita di Mosca dal Consiglio d’Europa) che francamente stonano, considerando i secolari rapporti che legano i due paesi, e le risposte ferme e decise del governo russo che – dal canto suo – ha invitato le istituzioni italiote a ponderare bene le proprie scelte.

Invece di lanciarsi in iniziative di politica estera incautamente temerarie e dalle conseguenze imprevedibili, oltre che di parlare a sproposito di diritti e democrazia violata, il liquidatore Draghi farebbe piuttosto meglio a preoccuparsi di quello che nei prossimi mesi potrebbe capitare a lui e a tutti gli esponenti del suo governo, dal momento che i Tribunali sono pieni di ricorsi fatti da milioni e milioni di cittadini contro i suoi illegali e criminali provvedimenti.



Così come della recente sentenza di un giudice di Pisa che ha dichiarato illegittimi tutti i DPCM sin qui emanati, che potrebbe aprire una breccia significativa con la quale iniziare quella resa dei conti che in tanti vogliono, dopo i vergognosi provvedimenti di stampo razzista e discriminatorio posti in essere da questo esecutivo composto da delinquenti e incapaci della peggiore specie, nei confronti di chi ha legittimamente scelto di non farsi in(o)culare alcunché nel proprio corpo!

La classe politica itagliana (sia di maggioranza che di opposizione) che puzza in maniera maledetta e nauseabonda anche a migliaia e migliaia di chilometri di distanza, quale ultimo “regalo” che adesso ci consegnerà, è in febbrile fermento pur di far fallire tantissime imprese e mandare sul lastrico intere famiglie, perché gli esponenziali aumenti dei prezzi delle materie prime (soprattutto gas e petrolio, alla luce degli eventi degli ultimi giorni), scaricheranno i loro effetti deleteri sul ceto medio. Ovvero sull’asse portante di questo paese sull’orlo dell’abisso, che presumibilmente riceverà un ulteriore durissimo colpo al proprio sistema economico, grazie alle scelte sbagliate di governanti che rispondono esclusivamente ai diktat proveniente da oltreoceano.

Intanto, cogliamo l’occasione per lanciare una provocazione che ha un suo perché e che riteniamo essere appropriata, alla luce della dittatura cui siamo sottoposti ormai da oltre un secolo e mezzo: chiediamo alla Federazione Russa di riconoscere tutti i territori storici che si dichiareranno indipendenti dall'Itaglia, dall’Unione (massonica) Europea e la contestuale cacciata della NATO che si considera essere un esercito invasore, tuttora presente sui nostri territori sulla base di accordi capestro che nessuno dei suddetti italici territori, Veneto, Toscana, Sardegna, Sicilia, Ausonia (Sud), ha mai riconosciuto o firmato.



L’auspicio è che l’opera di denazificazione e di smilitarizzazione dell’Ucraina, con il suo allontanamento dalle grinfie malefiche, guerrafondaie e liberticide della NATO, possa essere il segnale della fine di un periodo di soprusi posti in essere dal Deep State a stelle e strisce, da tanti decenni a questa parte.

Il Deep State USA è lo stesso, per intenderci che, nel 1962, ha portato insieme ai sovietici il mondo a un passo dall’olocausto nucleare, salvo poi essere bloccato dalla lungimiranza di John Fitzgerald Kennedy (ammazzato un anno dopo a Dallas, in circostanza ancora poco chiare, a quasi 60 anni di distanza). E che è quello che negli anni scorsi voleva esportare la democrazia in Libia, Iraq, Siria e Afghanistan (da cui gli americani si sono ritirati nei primissimi giorni dell’anno) che ha solo provocato rispettivamente l’incremento degli sbarchi clandestini, l’arricchimento degli scafisti, l’espansione dell’ISIS e dal Daesh e infine l’avvento al potere dei talebani.



Un asse politico ed economico con i paesi eurasiatici e con quelli che si affacciano sul Mediterraneo ci appaiono essere la soluzione più logica, affinché il Sud possa tornare ad avere un ruolo di primo piano nello scacchiere europeo e avviare un processo di sviluppo che tenga conto delle proprie potenzialità e immense risorse.

f.m. 


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