LA LEGA E IL FEDERALISMO: VORREBBERO TORNARE A PARLARNE, MA NON POSSONO

 


Ha ancora senso parlare di federalismo e autonomia al Nord? Mentre il più centralista e statalista dei governi della storia di questo sgangherato paese sforna porcate e vigliaccate senza soluzione di continuità, i nostalgici di quella Lega che credeva nell’indipendenza della Padania si sono dati appuntamento venerdì scorso nell’incontro organizzato al “Centro Socio-Culturale Solbiatese” dall’Associazione Culturale “Autonomia e Libertà” presieduta dall’ex Ministro della Giustizia, Roberto Castelli.

Tanti bei propositi e concetti, ma quello che – almeno apparentemente appare a tutti - è che all’interno del Carroccio sembrerebbe esistere una spaccatura fra chi segue la linea del fannullone Salvini, e chi invece vorrebbe tornare a rilanciare le tematiche federaliste, ma che – nella realtà è nella concretezza dei fatti - non può. L’impressione è che, al di là dei soliti slogan antiromani e antiassistenzialisti, manchi una vera e propria linea progettuale, con la quale provare a riconquistare il consenso dei popoli e dei territori che si trovano al di sopra della linea gotica.



E questo a causa dell’appiattimento sulle posizioni marcatamente centraliste e itagliane da parte del “capitano” Salvini, capace non solo di eliminare il federalismo dal dibattito politico, ma anche di far allontanare da quel che è rimasto della Lega Nord, quei militanti della prima ora che hanno dato tutto e creduto alla sua proposta liberale e riformatrice a cavallo della fine degli anni ’80 e l’inizio del terzo millennio.

Come si fa infatti a parlare di federalismo, quando non c’è l’intenzione di lasciare un partito che ormai è diventato solo la copia sbiadita di se stesso? “Vorrei, ma non posso” viene proprio voglia di dire, ascoltando gli interventi che si sono succeduti nel corso di questo incontro aperto a simpatizzanti e militanti. Sotto questo punto di vista l’happening in quel varesotto nel quale Bossi ha fatto muovere i primi passi alla Lega oltre 40 anni fa, è stato a dir poco noioso e nulla ha aggiunto, rispetto a quanto già si sapeva: non ha per niente senso rivendicare il padanismo, se poi non si ha il coraggio di tagliare i ponti con un sistema di cui la Lega Nord ormai è parte integrante, come conferma l’appoggio al governo del massone e banchiere Draghi. Magari tornando a sbandierare i cavalli di battaglia della secessione e dell’indipendentismo, che eppure tante speranze hanno alimentato non solo al Nord, ma anche in quel Sud che è stanco di vivere sotto il tallone del centralismo e dello statalismo itagliani.



Una cosa però ci sentiamo di affermare con certezza: oltre al meridionalismo piagnone di stampo neobarbonico, adesso c’è anche il settentrionalismo che si contorce su se stesso rappresentato da un Carroccio in profonda crisi di identità e che ha rinnegato gli ideali per cui è nato. A metà strada, fra la voglia di tornare a percorrere quei sentieri federalisti e indipendentisti che ne hanno decretato successo e consenso per la loro forza innovatrice. E il non volere invece abbandonare le comode cadreghe romane che garantiscono quel potere e quei privilegi romani, che solo a chiacchiere condanna e disprezza. Ma di cui, in realtà. usufruisce con tutti gli annessi e connessi.



Del resto, si sa che tenere due piedi nella stessa scarpa non è per niente possibile….Sino a quando la politica dell’attuale establishment leghista non cambierà, dubitiamo che molte di quelle persone che sono intervenute nel dibattito che è seguito e che hanno dato l’anima per perseguire gli ideali di libertà e di indipendenza dal giogo romanocentrico possano poi riavvicinarsi a un Carroccio, che ormai è diventato la patetica controfigura di sé stesso. Più che di promesse, piuttosto c’è bisogno – e non ci stancheremo davvero mai di ribadirlo - di fatti concreti, sotto forma di un nuovo soggetto politico federalista e indipendentista che miri a creare l’Europa dei Popoli liberi e sovrani. Con i territori, sia del Nord che del Sud, che finalmente possano tornare ad affrancarsi dal centralismo e dallo statalismo, in nome del sacro principio “ognuno padrone in casa propria”!


Francesco Montanino




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