PAGLIACCI D'ITALIA

 


Invasione di clandestini, tasse spropositate, prezzi della benzina alle stelle, fornitura di armi e denaro dei contribuenti per foraggiare una guerra per interposta procura che la stragrande maggioranza dei cittadini non vuole, criminalità nostrana e di importazione dilagante, senso di enorme sfiducia: basterebbero e avanzerebbero questi pochi, ma elementari dati di fatto per decretare il fallimento totale del governo guidato dalla carciofara Meloni che colleziona giorno dopo giorno figuracce senza che ci fosse un argine, insieme ai suoi servi sciocchi salviniani e forzitalioti.

Non era affatto difficile prevederlo, dal momento che Gioggia sta letteralmente disattendendo buona parte delle promesse e premesse con le quali è riuscita a far diventare il suo partito, il più votato... il tutto, sempre tenendo doverosamente conto del fatto che stiamo parlando del 30% del 64% degli aventi diritto al voto che più o meno equivale al 20% del totale dell’intero corpo elettorale.

Una serie di bugie e menzogne che, in verità, avevamo annunciato sin da tempi non sospetti, conoscendo i personaggi che compongono l’attuale compagine governativa. Non che dall’altro lato della barricata PD e pentadementi rappresentassero una valida alternativa, anzi….ma era abbastanza scontato che le tasse non solo non sarebbero state abbassate, ma sarebbero andate a foraggiare un conflitto (quello russo-ucraino) in cui ci è apparso chiaro fin dal primo momento che quel viscido e pericoloso cocainomane di Zelenskyi in realtà fosse una marionetta nelle mani della carogna del Deep State americano, piazzato lì solo per limitare la zona di influenza della Russia.

Così come, non si sarebbero affatto fermati gli sbarchi dei clandestini che – da un momento all’altro – rischia seriamente di far scatenare una pericolosissima guerra fra poveri nelle nostre città, mentre lorsignori che siedono indegnamente sugli scranni del Parlamento se ne fottono allegramente, dal momento che hanno le scorte (sempre da noi pagate) che li proteggono. I parlamentari - è bene sempre ricordarlo - stanno lì in forza di un mandato che gli è stato conferito dagli elettori, e per il quale ogni mese percepiscono un lauto e profumato stipendio sostenuto con i nostri soldi! Un concetto che vale la pena ricordare in tutte le occasioni, perché qua sembra che abbiamo a che fare con dei semidei scesi dal cielo, quando in realtà non è affatto così. Gli inquilini di Camera e Senato sono infatti diventati gli alleati numero uno di delinquenti di qualsiasi risma, razza e religione oltre che degli scafisti e degli sfruttatori: i fatti e le cronache questo dicono, senza timori di poter essere smentiti. E non certo da ieri.



Tornando agli invidiabili primati collezionati dal governo della carciofara e caciottara Meloni, non possiamo non citare l’impennata impetuosa del prezzo della benzina che ormai ha superato i 2 euro al litro, alla faccia delle promesse da marinaio del fannullone padano Salvini che, in tempi non sospetti, aveva dichiarato ai quattro venti che le accise (la più grossa voce di spesa nel computo del calcolo del prezzo di un litro di carburante) sarebbero state eliminate, una volta salito al governo. Tutti abbiamo avuto modo di notare che sia in occasione della coalizione giallo-verde che in quella attuale, il prezzo alla pompa non si è mai abbassato se non per un breve periodo, immediatamente dopo i domiciliari di regime, imposti con il lockdown.

Oggi siamo in presenza di un’impennata della benzina senza precedenti che sta letteralmente mettendo in ginocchio imprese e famiglie che, oltre al danno derivante dal vedere aumentati i prezzi di molti beni a causa dell’inflazione da costi, si vedono – quale insopportabile beffa - pure scuciti ogni mese i propri soldi per foraggiare gli italici carrozzoni: INPS che paga le pensioni agli altri ma non ai propri contribuenti (avremo modo di dedicare un prossimo articolo sugli sprechi dell’istituto previdenziale di stato), parlamentari fannulloni e parassiti di ogni sorta, compresi i clandestini e le coop che hanno visto rimpinguarsi il proprio conto in banca, con la storiella dei 35 euro al giorno da regalare allegramente a chi sbarca sulle nostre coste, senza magari nemmeno averne il diritto (vale la pena ricordare alle anime belle del mondialismo che il reato di clandestinità per fortuna esiste ancora e andrebbe applicato da chi carpisce lo status di rifugiato a chi invece ne avrebbe pienamente e legittimamente diritto).



Ed è proprio sull’affaire clandestini che, in questi giorni, si sta assistendo ala pochezza e all’incapacità acclarata di questo esecutivo: al 15 settembre, sono stati ben 127.000 gli sbarchi (fonte: Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione) conteggiati dall’inizio dell’anno, con le cronache che hanno evidenziato la situazione quasi al collasso dell’hotspot di Lampedusa.

La cosa più inquietante è che le “risorse” fatte riversare in maniera scellerata sulla piccola isola siciliana da ONG che ormai sono assorte al rango di scafisti legalizzati, numericamente sono addirittura in sovrannumero rispetto agli stessi lampedusani. È facilmente immaginabile e giustificabile il rischio di una rivolta da parte delle popolazioni locali che sono costrette ad accogliere personaggi che non sembrano proprio, in molti casi, scappare dalla guerra. E che si macchiano spesso e volentieri di reati efferati, per i quali strati sempre più dei cittadini chiedono l’applicazione di pene davvero esemplari.

Questa è una considerazione non certo di stampo razzista, come qualche idiota ancora si ostina a sostenere, ma semplicemente trova la sua ragion d’essere nel fatto che non ce la si fa più a dover combattere anche con altra feccia umana – stavolta d’importazione dai più reconditi angoli del pianeta – dopo che non si riesce a punire a redimere a dovere quella nostrana che da sola vale per milioni. La Meloni – per chi non lo avesse ancora capito - sta solo proseguendo e portando a termine il compitino che la sinistra mondialista, scafista, massone, mafiosa e comunista aveva iniziato già da diverso tempo, secondo i desiderata della lobby globalista guidata dallo speculatore e criminale George $oro$, sul quale pende il mandato di arresto da parte della Russia.



Le schermaglie che stiamo assistendo a destra da parte di Salvini che cerca di recuperare il consenso perduto, sono il chiaro e inconfondibile sintomo che il “Capitano” sta perdendo colpi, e il suo progetto politico ormai è agli sgoccioli: l’happening di Pontida che – a un tempo – era un proscenio dove riecheggiavano gli ideali federalisti di libertà e dignità dei territori si è trasformato con gli anni in una passerella e in uno sfogatoio di sfigati della peggiore specie, cui ha fatto da prologo un appello in francese alla Le Pen di sganciargli qualche soldo perché ormai è alla canna del gas.

Non gli sono certo bastati i finanziamenti ricevuti da Mosca in tempi non sospetti, quando il partito del fannullone fingeva di essere dalla parte di Putin, salvo poi tradire ignobilmente le promesse fatte, solo per leccare il culo ai poteri forti. Appare davvero goffo e patetico il tentativo di recuperare visibilità e credibilità davanti agli occhi di un paese – la Russia – che ha validissime ragioni per non fidarsi più dell’attuale classe politica itagliana.

Del resto, da chi ha abiurato totalmente il federalismo e la libertà dei popoli non era difficile preventivarlo: si è solo confermato uno squallido e inaffidabile arrivista e voltagabbana incapace di mantenere le promesse, deludendo i leghisti della prima ora che ancora gli stanno conferendo una mal riposta e ricambiata fiducia.



Leghisti della prima ora che, nelle stesse ore in cui Salvini ammorbava con il suo nauseabondo fetore il sacro prato di Pontida (specchietto per le allodole utilizzato in passato per illudere e truffare molti militanti che avevano anche acquistato i “Buoni Terreno Pontida” credendo di diventare comproprietari del pratone dove la Lega Nord dei tempi che furono chiamava a raccolta chi credeva nel sogno di libertà ed affrancamento dallo stato centralista romano), si sono dati appuntamento al Golf Park di Acqui Terme per segnare una scissione dalle istanze centraliste e assistenzialiste portate avanti da Salvini.

In più di una circostanza, abbiamo sempre rimarcato come all’interno della fu Lega Nord, coesistessero due anime che in realtà sono in netta contrapposizione l’una con l’altra. Anche stavolta però la montagna ha partorito il classico topolino, nel senso che si è trattata più che altro di una riunione fra nostalgici del Carroccio che fu, con le foto delle oceaniche folle che animavano gli happening di metà anni ’90 che si sono succedute insieme a un simbolo che dovrebbe rappresentare la nuova Lega.



L’ala salviniana, ormai, è diventata una copia mal riuscita del partito della borgatara Meloni di cui scimmiotta tutto, ed è stata giustamente punita alle urne perché fra un tarocco e l’originale, un elettore preferisce sempre l’originale…..battute a parte, Salvini ha letteralmente disattivato la forza innovativa della Lega dei primordi, appiattendosi su posizioni filonazionaliste itagliane che contrastano e fanno a pugni, con chi invece culla ancora il sogno della Padania libera e indipendente.

È un passo ovvio, quello che chi si trova all’interno della Lega non più Nord ma di Salvini non dovrebbe più ormai procrastinare, pena il totale dissolvimento: prendere le distanze non più solo a chiacchiere ma anche e soprattutto nei fatti, da chi ha svenduto il federalismo in nome di quattro cadreghe romane, ci appare un dovere civico oltre che morale.



Vediamo ancora, però, all’orizzonte solo pie e lodevoli intenzioni, non supportate da azioni concrete, definibili in quanto tali. Le Elezioni europee del 2024 si stanno sempre più avvicinando e un progetto che accomuni le istanze federaliste e indipendentiste di questo scalcagnato e ridicolo paese, oggi più che mai resta l’unica àncora di salvataggio, per evitare un abisso che ormai sembra essere ineluttabile.

 

Francesco Montanino


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