Recita un detto della saggezza popolare: “Franza o Spagna, purché se magna!” Quello che è il modo più goliardico e beffardo per descrivere chi dell’opportunismo fa la propria ragione di vita, può essere tranquillamente trasposto ai giorni nostri parlando dello schierarsi con gli Stati Uniti o la Russia. Anche se c’è chi – come certi esponenti del regime itagliano - per tenere i piedi in entrambe le scarpe, sarebbe disposto pure a vendersi la propria madre….
Nel caso specifico, di finti amici della Russia in questi anni ne abbiamo visti davvero a bizzeffe. E il caso sicuramente più eclatante è rappresentato dalla Lega di Salvini. Quella che – ad un tempo – si era fatta portabandiera delle istanze federaliste e indipendentiste di quei territori che chiedevano solo di essere sganciati dalla cappa statalista e assistenzialista di Roma e Bruxelles ladrone e che adesso è la quintessenza del clientelismo, dell’incoerenza e dell’essere voltagabbana, fornisce come sempre una pessima immagine di sé, ripensando all’evoluzione dei propri rapporti con la Russia.
Ricordiamo infatti un Salvini particolarmente “affettuoso” nelle sue relazioni con la Russia agli inizi del massacro perpetrato nel Donbass dal regime nazista ucraino, quando ancora nessuno ne sapeva nulla. Una devozione (che però come vedremo è stata solo di facciata) che gli è valsa la bellezza di tantissimi rubli che gli sono pervenuti sul conto della Lega. E che gli hanno permesso una travolgente ascesa al potere, culminata con l’esperienza del governo giallo verde con i grullini.
Una posizione – dicevamo - solo apparentemente filorussa, perché poi quando si è trattato di decidere sulle vergognose sanzioni comminate dall’Unione Europea alla Russia dopo l’inizio dell’operazione militare speciale per respingere le angherie di Zelensky e dei suoi sgherri, la Lega di Salvini ha sempre e comunque votato a favore. Dimostrando non solo di essere un interlocutore assolutamente inaffidabile ma anche di aver ripudiato, di fatto, la parola data alcuni anni prima. Le continue e reiterate piroette di Salvini, del resto, sono un habitué al quale ormai ci abbiamo fatto il callo. E siccome i soldi non bastano mai ed esistono sempre 49 milioni di ragioni per chiederne ancora altri, ecco che arriva il tempo di un nuovo assalto alla diligenza.
Questa volta, la mente dell’operazione che avrebbe dovuto culminare in una nuova visita dell’emissario Gianluca Savoini (al secolo “Er Pomata” e presidente dell’associazione Lombardia-Russia con il quale il felpetta ha sviluppato un nuovo ricco business con le imprese della Lombardia, a dispetto delle misure restrittive contro la Federazione Russa), porta il nome di Vito Grittani autoproclamatosi sedicente ambasciatore della Repubblica di Abkhazia nonché – udite dite – cavaliere (di cosa non si sa, ma va bene uguale) ed eminente grigia di un’operazione sulla quale la Magistratura potrebbe magari aprirci pure una bella inchiesta, per fare luce su questa operazione che presenta molti lati oscuri. Scoperchiando un vaso di Pandora che potrebbe avere - come si potrà ben intuire - rilevanti conseguenze politiche.
Nel gruppo da lui formato per accreditarsi di fronte alle istituzioni russe, poi, ci avremmo ritrovato anche il senatore Pino Cabras ex dei Cinque Stalle e una serie di personaggi poco raccomandabili, del sottobosco della peggiore politica itagliana. Tutti pronti a fregare anche stavolta la Russia dichiarandosi prima amici, elemosinando e spillando ancora altro denaro. Salvo poi, colpire vigliaccamente alle spalle com’è già accaduto anche recentemente.
Un tentativo squallido che però abbiamo smascherato e fatto fallire sul nascere, perché la missione che avrebbe dovuto rimpolpare anche stavolta le casse della Lega di Salvini è stata annullata. A dir poco patetico il tentativo di retromarcia del “felpetta” colto sul fatto, e in palese imbarazzo con le dichiarazioni atte a tenere le distanze dalla Russia quando ormai la fallita missione è di dominio pubblico ed è foriera – come sopra prospettato – di conseguenze politiche che potrebbero culminare in una nuova crisi di governo, che ci auspichiamo possa portare a elezioni anticipate.
La classe politica itagliana insomma conferma – ancora una volta - tutto il proprio squallore, dimostrando di pensare solo ed esclusivamente al proprio orticello provando a sfruttare l’inerzia anche dei nuovi assetti geopolitici mondiali, che adesso stanno pendendo tutti dalla parte della Russia. Magari rastrellando ancora qualche soldo qua e là, e non certo nell’ottica di rendere un servizio ai propri elettori, curandone e rappresentandone gli interessi o di tenere fede agli impegni presi con chi si è fidato di loro, anche dalla Russia.
Ma questa non è certo una novità. Perché oltre alla politica che in maniera opportunista e gattopardesca cerca sempre di salire sul carro dei vincitori, ci sono anche certe istituzioni e personaggi che hanno un filo diretto con Mosca che tutto hanno fatto, fuorché curare gli interessi del paese di Tolstoj.
È il caso, ad esempio, della CCIR (Camera di Commercio Italo-Russa) che sotto la spinta del compianto presidente Rosario Alessandrello aveva dato un certo impulso verso l’internazionalizzazione delle imprese italiane in Russia, salvo poi perdere di efficacia e di mordente, con la sua dipartita. Chi gli è succeduto, non ha saputo infatti dare la necessaria continuità all’importante e prezioso lavoro intrapreso.
Ma anche di certi russi presenti in Italia, è meglio prendere lo dovute e necessarie distanze, considerando la loro totale inutilità, in termini di contributo fornito alla causa del loro paese. Il caso più eclatante – a nostro modesto avviso – è fornito dall’Ambasciata Russa a Roma: mentre infatti alcuni russi subiscono angherie di vario tipo (ha destato letteralmente scalpore oltre che sconcerto, il caso della donna russa che si è vista rifiutare la vendita di una bottiglietta d’acqua da due addette al duty-free nell’aeroporto di Roma, per motivazioni a dir poco spregevoli), quella che eppure dovrebbe tutelare gli interessi della comunità russa presente in questo paese, fa parlare male di sé dal momento che si è specializzata nell’organizzazione di pacchiani festini con alcuni esponenti neo-fascisti…..un fatto che si commenta da solo, e che evidenzia come ci sia un corto circuito fra la volontà politica manifestata a più riprese dal Cremlino di tenersi alla larga dall’estremismo di destra e anzi combatterlo in maniera vigorosa, con certi deprecabili comportamenti tenuti da chi – evidentemente – non appare degno della carica che ricopre. La reputazione della Russia già di per sé è gravemente macchiata e oscurata dalle quotidiane menzogne sparse ad arte dai pennivendoli di casa nostra, che altro non fanno che lavare il cervello ai cittadini spargendo solo ed esclusivamente disinformazione. Sarebbe il caso di controllare se il signor "Parakulov", come è stato ribattezzato, che ricopre il prestigioso incarico di ambasciatore russo nel nostro paese, adempia appieno tale delicato compito, invece di sbandierare ai quattro venti la sua appartenenza a qualche loggetta massonica di basso rango.
La situazione non è certo dissimile da quella sopra descritta, se pensiamo alla pletora di consoli e “consolini”, la cui utilità è paragonabile a quella delle forchette nel brodo.
Insomma, alla luce di ciò che si è provato a ricapitolare senza troppi giri di parole, per il governo russo c’è davvero poco da stare tranquilli con simili personaggi che solo a chiacchiere dichiarano di essere dalla sua parte….
Francesco Montanino
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