L’astensionismo trionfa, ma i partiti del regime itagliano continuano a stupire per imbecillità e stupidità. Se volessimo riassumere in una semplice battuta, cosa hanno detto le elezioni europee, non potremmo davvero esimerci dal rilevare come il segnale lanciato dai cittadini sia stato assai chiaro: l’Unione Europea, per come è concepita e strutturata e soprattutto per ciò che fa, è vista come un qualcosa di indigesto e lontano dalle esigenze e dai problemi quotidiani dell’uomo della strada. Quello che, cioè, viene trattato con disprezzo e menefreghismo dalle solite anime belle salvo poi diventare di fondamentale importanza quando certi parassiti si presentano per elemosinargli il voto, ha letteralmente sfanculato un consesso che in questi anni ha brillato per le sue scelte balzane e a dir poco discutibili, come le sanzioni comminate alla Russia e l’essersi piegato in maniera ignobile di fronte al genocidio perpetrato - con gli stessi metodi utilizzati dai nazisti contro gli ebrei – da Israele nei confronti del popolo palestinese.
I toni trionfalistici utilizzati da Gioggia, dal fannullone padano, dallo zerbino Tajani, dalla Schlein e da altro pattume di regime appaiono decisamente fuori luogo, se si pensa che per la prima volta da quando l’Ita(g)lia fa parte dell’Unione Europea (ieri CEE) la maggioranza degli aventi diritto al voto non si è voluta recare alle urne: stiamo parlando del 51% dei cittadini ed è un dato impressionante, considerando che stavolta si è votato anche il sabato pomeriggio. In un paese realmente civile e democratico, ciò equivarrebbe a una palese delegittimazione del voto attribuito a una classe politica e dirigente, cui non è riconosciuta la capacità di governare e di risolvere i problemi di un paese. E invece si va avanti come se nulla fosse accaduto….A rendere ancora più deprimente e rivoltante il quadro, poi, ci hanno pensato anche le candidature da un lato del generale Vannacci e dall’altro della terrorista Ilaria Salis. Entrambi, incredibilmente e assurdamente, eletti solo perché strumentali a un regime basato sull’inganno, la menzogna, la strafottenza e l’incapacità.
Partendo da Vannacci, appare chiaro che è stato mandato dal sistema per distruggere e dare il definitivo colpo di grazia alla Lega del fannullone padano: senza i suoi voti, infatti, il partito di Salvini probabilmente non sarebbe neppure arrivato al 5% vedendosi quasi annullati del tutto i consensi che invece aveva appena cinque anni fa, quando siamo stati chiamati a votare il precedente parlamento europeo. Un allora 38%, oggi divenuto un misero 9% che relega quel che è rimasto del Carroccio, a forza marginale nel centro destra e che adesso è più o meno alla pari di Forza Ita(g)lia: l’appiattimento e le continue piroette di Salvini in politica estera (prima dalla parte della Russia, poi dell’Ucraina e poi di nuovo con Putin solo perché ha capito che il vento sta cambiando), non potevano non lasciare il segno in un elettorato ormai deluso da una lega che ha completamente abbandonato la strada del federalismo, per abbracciare quella del centralismo e dello statalismo più sfrenati. Il risultato più evidente, è che il partito di Salvini oramai è percepito come una brutta copia di fratelli (e cognati) d’itaglia della borgatara, ed è destinato presto a scendere a percentuali da prefisso telefonico. Appaiono patetici i tentativi di recuperare e rastrellare qualche voto in chi spera nella costruzione del ponte sullo stretto e nell’elargizione di prebende varie e assortite. Il destino della Lega appare segnato, a maggior ragione se si considera ciò che è successo dopo che Umberto Bossi – evidentemente e a maggior ragione deluso da ciò che è diventata la sua creatura negli ultimi anni – ha manifestato il proprio malcontento, dichiarando pubblicamente la propria preferenza per il candidato di Forza Ita(g)lia, Reguzzoni.
Con inusitata arroganza – e spalleggiato in ciò da Salvini che ormai gli è diventato un vero e proprio zerbino – il generale Vannacci ha definito il “senatur” quale “traditore”. Dimenticando, evidentemente, che lui è candidato di quella stessa Lega che era stata fondata proprio da Umberto Bossi. Un nuovo capitolo, dunque, della profonda spaccatura fra le due anime della Lega, anche se ci saremmo francamente aspettati dalla parte più movimentista e indipendentista una decisa presa di posizione, magari con la convocazione del Congresso Federale allo scopo di sancire la definitiva scissione da Salvini e dai suoi scagnozzi, con in più l’imposizione al fannullone padano di non utilizzare più in maniera improvvida il nome “Lega”. E invece nulla di tutto questo, sinora, è accaduto. Resta comunque il dato di fatto che di quel movimento capace di far battere forti i cuori di chi voleva un vero cambiamento, è rimasto solo un ricordo pallido e sbiadito dal tempo. I temi del federalismo vanno opportunamente ripresi e riproposti nel dibattito politico, in un momento in cui si stanno decidendo le sorti dell’umanità per i prossimi 25-30 anni.
Ci desta invece la più completa ilarità la convinzione di “Braccobaldo” Tajani di poter raggiungere il 20% dei consensi: segno evidente di una totale dissonanza dalla realtà dal momento che anche il movimento fondato dal defunto Silvio Berlusconi, è destinato - o presto o tardi - a sparire dalla scena politica. La realtà dice invece che sarà impossibile ripetere i fasti del 1994, quando il Cavaliere irruppe sulla scena politica diventandone protagonista per quasi 30 anni.
Passando, invece, dall’altro lato della barricata non possiamo che esprimere la nostra più piena e convinta riprovazione verso l’elezione a parlamentare europea della squadrista rossa, Ilaria Salis. La delinquente a piede libero, giudicata colpevole - da un tribunale ungherese regolarmente costituito – di aggressione verso alcuni simpatizzanti di estrema destra, è stata candidata ed eletta dal metifico e ripugnante duo Bonelli-Fratoro cazz)janni. Se si va a guardare la sfilza di reati commessi alle nostre latitudini, si resta letteralmente interdetti e ci si chiede spontaneamente come sia stato possibile ammettere a una competizione elettorale un elemento del genere. Un messaggio squallido e vergognoso lanciato e fatto passare da questo paese da operetta, dove appare chiaro che anche se ti maссhi di una sfilza impressionante di reati come l’occupazione abusiva di case, l’offesa al pubblico ufficiale e ora anche le aggressioni a sfondo politico commesse in Ungheria, puoi aspirare a ricoprire ruoli di grande prestigio. Un curriculum di tutto rispetto per questa nuova “eroina” di quella sinistra da sempre dalla parte dei criminali: se hai le maniglie giuste, infatti, puoi addirittura diventare parlamentare europeo anche nel caso in cui il casellario giudiziale è pieno e hai ovviamente anche una fedina penale sporca.
In itaglia si può questo e anche altro, perché tanto ci saranno sempre i soliti pecoroni che pagheranno il conto. E anzi più ti comporti bene, più sarà giusto massacrarti e vessarti fino alla fine dei tuoi giorni. Resta a questo punto da chiedersi come mai personcine a modo come Riina, Brusca, Provenzano, Cutolo, Messina Denaro e Schiavone (solo per fare i primi nomi che mi vengono in mente), non siano stati in passato direttamente proposti alla presidenza della repubblica…..La speranza è che le autorità ungheresi si oppongano decisamente a questo schifo, facendo scontare la giusta pena alla Salis, che deve assolutamente e duramente pagare per ciò che ha commesso!
Volgendo lo sguardo al di fuori dei confini della repubblica delle banane della demenza e delle demeritocrazia, notiamo e accogliamo con enorme piacere la decisione del presidente francese Macron di sciogliere il parlamento e di indire nuove elezioni nello stretto giro di un mese (fosse stato qua, si sarebbe andati sicuramente per le calende greche, in modo da dare il tempo di riorganizzarsi ai topi di fogna che infestano la Camera e il Senato). A far crollare “le grand cojon”, sono stati i micidiali uppercut ricevuti dall’astensionismo e soprattutto dalla Le Pen che lo ha più che doppiato nelle preferenze (il Rassemblement National ha preso oltre il 30 % dei voti, mentre Renaissance si è fermato al 15%). L’uno-due ricevuto ha costretto l’amichetto più intimo del nazista Zelenski, ad indire nuove elezioni per la fine di luglio, pur mantenendo ancora il culo saldamente incollato all’Eliseo. Resterà da vedere cosa fare la Le Pen (che ha nel frattempo incassato anche i complimenti di quei due grandissimi ipocriti di Gioggia e del fannullone padano), soprattutto per quel che riguarda le relazioni con la Russia e la sua posizione in merito all’operazione speciale condotta da Putin per denazificare l’Ucraina. Ci riserviamo di esprimerci in tal senso, quando vedremo cosa intenderà fare l’esponente della destra francese una volta chiamata a comporre - così come tutto lascia intendere - la nuova compagine di governo.
Scenario simile in Belgio, dove il premier liberale De Croo ha annunciato nuove elezioni a causa dei deludenti risultati ottenuti dal proprio partito, battuto anche in questo caso dalla destra. Nemmeno Germania e Spagna possono dire di poter essere uscite indenni dalla protesta espressa dai cittadini alle urne nei confronti dei partiti di governo, se pensiamo che l’ultradestra di AFD ha sorpassato il partito di quell’inetto di Scholz mentre in Spagna i socialisti di Pedro Sanchez subiscono il sorpasso da parte dei popolari.
Insomma, un mezzo terremoto si è abbattuto soprattutto su quei paesi che rappresentano l’asse portante dell’Unione Europea: a testimonianza che le politiche filo-atlantiste e guerrafondaie espresse da certi politici supponenti e arroganti, alla fine non hanno pagato. Le urne hanno presentato soprattutto a Macron e a Scholz un conto salatissimo e ora sarà molto difficile far tornare indietro sui propri passi quei cittadini che non si sono più riconosciuti in posizioni del tutto lontane dal loro modo di intendere l’Europa.
Per quel che concerne l’Itaglia, la situazione continua a essere gravissima: la classe politica adesso non gode più nemmeno della legittimità politica, a dispetto di ciò che non vogliono raccontare i pennivendoli e i media leccaculo asserviti ai potentati. La massiccia astensione e le tante schede nulle scrutinate, sono la cartina di tornasole di un malcontento che continua a covare e ardere come un fuoco sotto la cenere. Il primo avvertimento - come del resto da noi ampiamente profetizzato - è stato lanciato. Adesso sta alle forze realmente federaliste e indipendentiste raccoglierlo, per lanciare l’assalto decisivo a Roma ladrona facendo crollare una volta e per tutte il regime dei partiti!
Francesco Montanino
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